Lettura vocazionale del Vangelo domenicale
XXX Domenica T. O. – 2013
Vangelo:
Lc 18,9-14
Sono forse io migliore degli altri? Perché il Signore chiama proprio me? Non sono degno di essere suo testimone perché sono un peccatore…
Può capitare che nel cuore e nella mente di un cristiano ci siano sentimenti e pensieri tali da portarlo a rinunciare ad essere suo testimone di Gesù.
Se poi il Signore chiama ad una vocazione di speciale consacrazione, ancor più ci si scontra con le proprie fragilità e miserie e si giunge alla conclusione di non essere la persona adatta.
In realtà, una volta che si riconosce di essere peccatori, come il pubblicano, solo allora si può essere discepoli di Gesù in umiltà secondo la propria vocazione. Il Signore Gesù non chiama le persone perfette, ma chiama a diventare perfetti come il Padre che è nei cieli, perfetti in quell’amore che ci svela nella sua misericordia verso le nostre mancanze e il nostro peccato.
Il pubblicano torna a casa sua giustificato perché nella sua umiltà si apre a ricevere da Dio tutto quello che manca alla sua umanità per essere fino in fondo come Dio lo vuole: questa è la giustificazione in Cristo Risorto, che colma la distanza esistente tra le nostre fragilità e l’amore perfetto di Dio, per essere servitori di quella Carità che passa attraverso le nostre mani e può arrivare ai tanti pubblicani che la stanno attendendo.
Non è tanto il tuo sguardo, Signore,
che io temo,
temo di più quello degli altri.
Tu non ti fai certo delle illusioni su di me,
tra di noi le cose sono chiare:
senza la tua grazia io sono perduto.
Allora la grazia che oggi ti chiedo,
è che il tuo perdono cambi la mia vita.
Che gli altri, che mi sanno peccatore,
possano riconoscermi
come peccatore perdonato.
Così saranno questi i miei primi passi
Sul cammino della libertà.
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